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Crisi abitativa. Morassut: “comuni schiacciati dalla rendita, vanno liberati”

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“Sulla crisi abitativa si corre tra una legge e l’altra, proposte e iniziative sulla casa, incentivi spot, ma il problema della crisi abitativa e dell’edilizia pubblica resta un grande buco nero. Siamo il Paese dove si produce solo l’1% di edilizia pubblica, abbiamo 300 mila famiglie che non hanno accesso alla casa, un peso della rendita eccessivo, con un margine di utile che è tre / quattro volte quello che si realizza in Europa. E questo pesa sulle famiglie, costrette a indebitarsi per accedere alla Casa”. Così il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, intervenendo al convegno ‘La casa e il governo del territorio’ presso la Casa dell’Architettura di Roma. “Dobbiamo affrontare la grande questione della direttiva Casa Green in Ue – ha spiegato Morassut – che imporrà investimenti per 15 miliardi all’anno fino al 2050. Insomma, ci sono questioni importanti che restano sul tappeto ma non si smuovono. Occorre dare un ordine alla discussione confusa in atto, legando il rilancio dell’edilizia pubblica ad una nuova normativa d’insieme alla materia urbanistica ed edilizia. Case nuove, efficienti, sostenibili, socialmente mescolate e con alte prestazioni di dotazioni territoriali non se ne fanno senza risorse e senza norme che abbattano i costi delle aree, dei suoli i degli immobili di rigenerazione. Ammesso che vi siano le risorse, i suoli, o i sedimi di trasformazione a costi sostenibili per i nostri poveri Comuni, non li puoi avere se non si equilibra un po’ il rapporto tra pubblico e privato. Questo nodo va affrontato e la politica, tutta, ha una grande responsabilità. Si potrebbe fare una legge di tre articoli per affrontare questo tema. Non serve molto. Solo schiena dritta”.

“Non serve il ministero della Casa che vorrebbe Salvini – continua il deputato Dem – semmai occorre che nel MIT si ricostruisca una Direzione o un CER che funzioni davvero come osservatorio e punto di coordinamento delle politiche per la casa. In primo luogo per dare all’uso degli incentivi un carattere di equità tra pubblico e privato e non come una manovella per distribuire valori e rendita unilaterale a promotori privati che troppo spesso non lasciano che miseri concambi ai Comuni. I cosiddetti piani casa di questi anni sono stati infatti solo grandi incentivi alla rendita, ma non hanno lasciato quasi nulla al pubblico”. “Insomma – conclude il deputato Dem – non si può andare avanti, con la confusione di Salvini e del governo ma nemmeno con un dibattito politico e parlamentare cosi inconcludente. Bisogna avere il coraggio di rompere abitudini, ricollocare interessi, costruire strumenti, entrare nel merito politico e tecnico dei nostri problemi italiani. Perché cosi poche risorse per l’edilizia pubblica? Perchè ci si rifiuta di utilizzare norme già codificate come quella dei contributi straordinari? Perché i Comuni sono diventati lo strumento di sostegno ai cicli edilizi e non per la riduzione delle distanze sociali? Siamo la cenerentola d’Europa sulla edilizia pubblica. Abbiamo perso la nostra tradizione di bellezza, di concorsi di architettura, di contestualità paesaggistica. Nel dibattito pubblico non c’è globalità e nemmeno dettaglio. C’è una grande polvere propagandistica e grande confusione”.

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EMERGENZA ABITATIVA, ALI

 

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